lunedì, ottobre 31, 2005

Intervista all’Avv. Pimpini

Lecce, clamorosa sentenza del G.d.P.: illegittimo il “signoraggio” - Intervista all’Avv. Pimpini

La Banca d’Italia condannata a restituire i soldi ad un cittadino

Una clamorosa sentenza di un Giudice di Pace di Lecce che ha sentenziato la illegittimità del “signoreggio” e condannato la Banca d’Italia a restituire ad un cittadino la somma di € 87,00 illecitamente percepita. Il cittadino che ha proposto azione contro la Banca, è stato assistito dall’Avv. AntonioTanza, presidente dell’Abusbef, un sindacato contro l’usura, e dall’Avv. Chetino Antonio Pampini, che Ap ha intervistato.

Avv. Pampini, cosa è successo a Lecce?

«L’avv. Tanza, Presidente dall’Abusdef, ed io, abbiamo proposto una domanda giudiziaria, nell’interesse di un cittadino residente nella Citta di Lecce, nel solco dell’insegnamento del prof. Giacinto Auriti, sulla ormai nota teoria della Proprietà popolare della moneta. Più in particolare, dopo aver rilevato che la funzione di emissione della moneta è assolutamente distinta e diversa dal prestito di denaro e che, in assenza di alcuna norma, la proprietà della moneta deve essere attribuita ai membri della collettività nazionale interessata, abbiamo evidenziato che, ad oggi, la banca centrale si appropria illegittimamente del valore monetario attuando il cd. signoraggio. Al contrario, il reddito monetario dovrebbe essere attribuito allo Stato (inteso come società organica composta da tutti i cittadini). In precedenza, infatti, attraverso il conio della sua effige sul metalli, il sovrano mostrava alla generalità di esserne il proprietario. In conseguenza di ciò abbiamo chiesto al Giudice di Pace di Lecce di accertare la proprietà della moneta in capo all’intera collettività nazionale, nonché che l’intera massa monetaria in circolazione fosse dichiarata di proprietà dei compenti l’Unione Europea, con l’effetto che il debito pubblico non esiste, dovendo essere, al contrario, ritenuto credito pubblico dei cittadini. Sulla base delle predette richieste d’accertamento, si è chiesto il risarcimento e il rimborso delle somme di cui la banca centrale si è appropriata e, a seguito di un’approfondita ed apprezzabilissima consulenza tecnica, la domanda, così come proposta, è stata accolta e la BCE- Banca d’Italia è stata condannata al pagamento, in favore dell’attore, della somma di €. 87,00, oltre interessi.»

La banca centrale si sarà naturalmente opposta, quali sono state le argomentazioni difensive addotte?

«L’istituto di emissione ha tentato in tutti i modi di contrastare la domanda, ma ciò che credo debba essere sottolineato è che le difese utilizzate non consistevano in un’opposizione nel merito alla domanda del cittadino, quanto in una serie di eccezioni pregiudiziali, come tali volte ad evitare il processo più che ad ottenere una decisione di rigetto nel merito della domanda perché infondata. L’unico argomento di merito, per vero di natura preliminare, è stato quello di contestare il potere dell’Autorità Giudiziaria di statuire sulla materia in quanto inerente alla sovranità e, come tale, non giustiziabile dinanzi ai Tribunali dello Stato, per cui la domanda avrebbe dovuto essere dichiarata improcedibile.»

E su questo aspetto come si è risolto?

«La risposta può essere fornita su due fronti, entrambi confermano la visione profetica del prof. Auriti, che da oltre 40 anni ribadisce il principio che la proprietà della moneta deve essere attribuita ai cittadini e non può essere di una società per azioni con capitale privato e finanche straniero. L’assunto avverso poteva risultare fondato se vi fosse stata una norma che regolamentasse la sovranità monetaria e se il fruitore finale del reddito monetario potesse essere individuato nello Stato, attraverso i singoli componenti la collettività nazione. Entrambi i predetti profili hanno dato risultati negativi.

«E’ stato, comunque, necessario effettuare delle verifiche, per accertare se il reddito monetario fosse stato attribuito ai cittadini in uno dei due modi possibili: uno diretto e l’altro indiretto. Il primo (diretto) poteva essere attuato attraverso l’attribuzione materiale di un reddito pro capite, alla stessa stregua, anche se con segno positivo, del pagamento delle tasse che ogni cittadino è obbligato a versare all’erario, quindi con il riconoscimento di un reddito sociale. Il secondo (attribuzione indiretta) attraverso le forme interne alla banca centrale di ripartizione dell’utile. Andava cioè verificato se il cd. reddito da signoraggio tornava ugualmente a vantaggio dei singoli cittadini perché l’utile aziendale era attribuito allo Stato e quindi ad enti ai quali ovviamente partecipava anche il singolo componente la collettività nazionale. Ebbene, anche se a noi, vicini alla scuola del prof. Auriti, ciò era noto da tempo, è emerso che la banca d’Italia è una società di capitale le cui azioni sono ripartite per il 95% in favore di soggetti privati, mentre solo il 5% appartiene allo stato attraverso l’Inps. Di conseguenza neanche indirettamente il cittadino ne aveva fruito.

«In proposito,» prosegue l’Avv. Pampini, «vorrei sottolineare che il recente dibattito sul governatore Antonio Fazio e sulla banca d’Italia ha confermato quanto appena espresso. Infatti, sebbene i mass media si siano interessati delle querelle tra Governo e Governatore alla stregua di una lite da telenovela, la realtà non è, o meglio non è tanto, quella della durata in carica del governatore, ma della proprietà del capitale sociale della banca centrale. E’ ovvio che lo stato non può decidere né controllare nulla se non è proprietario del capitale sociale dell’istituto di emissione, il quale, infischiandosene e

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ABRUZZOpress – N. 420 del 2 Ottobre ’05 Pag. 2

sbeffeggiando il potere politico, continua a svolgere le sue funzioni di appropriazione indebita della moneta impoverendo, stato e collettività.

«Questo sistema, anche grazie alla rivoluzionaria decisione del Giudice di Pace di Lecce, è destinato a terminare, tanto che, almeno in questa occasione, vi è stata coincidenza tra decisione giudiziaria e volontà del Legislatore, sebbene quest’ultima al momento solo de iure condendo.»

E sull’altro aspetto della contestazione della banca centrale relativa all’improcedibilità perché inerente ad una prerogativa dello stato?

«Sarebbe sufficiente quanto ho espresso in precedenza. Tuttavia, per meglio chiarire, è esaustivo porsi la seguente domanda: “come si fa a sostenere che la sovranità monetaria costituisce prerogativa dello stato se, in realtà, è prerogativa dell’istituto di emissione?” Lo stato non solo nulla conosce, ma neanche dispone, posto che l’autonomia della BCE – ora, e prima della sola banca d’Italia – consente di affermare che tra le prerogative statali non vi è la sovranità monetaria, che, pur in assenza di alcuna norma, è di fatto esercitata dal predetto soggetto privato. Quindi, l’assunto è smentito in radice, senza considerare – poi – che appare sinceramente sorprendente e singolare ritenere che l’Autorità Giudiziaria italiana non possa assumere decisione in relazione ad un bene materiale (moneta) e in riferimento ad una vicenda che riguarda una società di capitali (banca d’Italia).»

Quali sono gli effetti della decisione?

«Come detto, in teoria, ogni cittadino, sulla scorta delle risultanze della predetta decisione potrebbe agire nei confronti della banca d’Italia, nella sua veste di promanazione nazionale della BCE, per il recupero coattivo della somma di €. 87,00 oltre accessori. Tuttavia, mi sento di consigliare di attendere l’esito del giudizio di cassazione, in quanto è certo che sarà proposta l’impugnazione in sede di legittimità, essendo troppo rilevanti gli interessi in gioco e la possibilità di Golia di sottomettere Davide senza combattere, ma semplicemente condizionando il “terreno di scontro”.

«L’auspicio è che, nelle more, si giunga di fatto alla cessazione della materia del contendere, nel senso di epurare i soggetti privati che, quali soci della banca d’Italia SpA, hanno illegittimamente goduto di somme di denaro incredibilmente elevate determinabili in ragione della differenza tra costo tipografico per la stampa della moneta (assolutamente irrisorio) e valore nominale della stessa. A questi, naturalmente, dovrà essere sostituito lo Stato, in modo da garantire che il fruitore finale del reddito monetario sia il singolo cittadino, perché solo così la controversia potrà dirsi definita.

«Sono certo che torni in mente ai tanti che conoscono la Teoria del prof. Auriti, l’esempio mirabile dell’isola deserta. Se, infatti, poniamo il governatore su un’isola deserta con la possibilità di stampare moneta in quantità illimitata, sicuramente non si creerà alcun valore monetario per la decisiva ed inconfutabile circostanza che manca il materiale principale: l’uomo. Solo l’uomo, attraverso la circolazione monetaria, crea il relativo valore, per cui appare assolutamente inaccettabile che tale vantaggio si trasformi in lucro per l’istituto di emissione e poi per l’intero sistema bancario che, avendo il possesso di moneta per un ammontare, a titolo d’esempio, pari a 10 crea moneta, con lo strumento dell’erogazione del credito, per 10.000. Se il potere politico avrà questa forza e riuscirà a far tornare la banca centrale a svolgere funzioni di tipografia, riservando la proprietà della moneta allo Stato – società organica – il beneficio sarà di tutti e per tutti. Resterà solo da comporre il pregresso, anche se non è poco.»

Sembra effettivamente di vedere finalmente affermati i principi del prof. Auriti.

«Ho sempre sostenuto, e di questo il prof. Auriti mi ha sempre dato atto, che la vittoria si è avuta nel momento in cui l’Idea della “Proprietà Popolare della moneta” è stata manifestata. Il tempo per la sua attuazione, anche se è auspicio comune sia il più breve possibile, non ha importanza eccessiva e in verità neanche non ci appartiene, decisivo è aver avuto la fortuna di conoscerla e l’onore di essere a fianco del prof. Auriti. Non dimentichiamo anche le numerose e tangibili persecuzioni che ha dovuto subire per le idee e , soprattutto, per il coraggio che ha avuto nell’esternale. Ricorderà anche lei che, all’indomani del deposito dell’esposto per “usura, truffa e appropriazione indebita” nei confronti dell’allora governatore della banca d’Italia (Ciampi!!!), il sistema bancario ha aggredito il prof. Auriti. Dopo è stato il turno della magistratura che, imbeccata dalla banca d’Italia, nell’occasione dell’esperimento dei Simec a Guardiagrele, ha ritenuto giusto perseguire un uomo per aver svolto un esperimento scientifico, privo di alcuna potenzialità lesiva, volto unicamente a garantire la libertà negoziale ed a restituire alla collettività un bene e un reddito di cui altri, senza titolo e potere, si erano appropriati.»

da http://www.forzanuova.org/Ap420-'05.htm

giovedì, ottobre 20, 2005

Interrogazioni parlamentari dell'onorevole Serena

Interrogazioni on. Serena

SERENA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere -
premesso che:
al titolo XIV (Protezione dei consumatori) del Trattato istitutivo
della Comunità europea, l'articolo 153.1 recita: «Al fine di
promuovere gli interessi dei consumatori e di assicurare un livello
elevato di protezione dei consumatori, la Comunità contribuisce a
tutelare la salute, la sicurezza e gli interessi economici dei
consumatori nonché a promuovere il loro diritto all'informazione,
all'educazione e all'organizzazione per la salvaguardia dei propri
interessi»;
recenti crack finanziari (Parmalat, Cirio Bond Argentina,
Bipop ....) hanno travolto i risparmiatori italiani e non solo;
è emersa l'implicazione di alcuni istituti di credito in particolare
in queste operazioni e che il maggior organo di controllo verso le
attività esercitate dagli stessi istituti di credito è rappresentato
dalla Banca d'Italia;
la Banca d'Italia non è un istituto pubblico ma una società privata,
Bankitalia spa, le cui quote azionarie sono detenute da gruppi
bancari ed assicurativi e che tra questi figurano quelli coinvolti
nelle suddette operazioni -:
se non ritenga che chi deve svolgere il ruolo di «controllore»
(Bankitalia) non debba a sua volta essere «controllato» dai suoi
padroni (istituti di credito azionisti di Bankitalia spa).


SERENA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere -
premesso che:
il valore della moneta è causato non dall'attività dell'organo di
emissione - che predisponendo ed erogando i simboli, determina solo
il presupposto formale del valore monerario - ma dall'accettazione
da parte della collettività;
il Trattato di Maastricht si limita, giustamente, a considerare
solamente la prima fase dell'emissione, ignorando del tutto il
momento creativo del valore monetario (fase dell'accettazione),
tanto è vero che nessuna norma del Trattato considera di chi sia il
diritto di proprietà sull'EURO e come debba essere attribuito;
una volta dimostrato, infatti, che crea il valore della moneta non
chi la emette, ma chi l'accetta, prestare denaro all'atto
dell'emissione significa imporre un costo del denaro del 200 per
cento; per cui se la BCE stampa e presta il denaro senza riserva, i
popoli europei si indebitano verso la BCE per un valore pari a tutto
l'EURO in circolazione -:
di chi sia la proprietà dell'EURO all'atto dell'emissione.

giovedì, ottobre 13, 2005

PROPOSTA DI LEGGE - Proprietà popolare della moneta e conto di cittadinanza

XIV LEGISLATURA, CAMERA DEI DEPUTATI, N. 6108

PROPOSTA DI LEGGE d'iniziativa del deputato BUONTEMPO
Proprietà popolare della moneta e conto di cittadinanza
Presentata il 3 ottobre 2005

Onorevoli Colleghi! - Nel momento in cui si presenta questa proposta
di legge la Banca d'Italia è al centro di forti critiche focalizzate
sulla sua figura più importante e autorevole, ovvero il suo
Governatore. Tuttavia questa situazione contingente giunge alla fine
di un lungo periodo in cui la Banca d'Italia, i suoi responsabili e
la stessa natura e proprietà dell'ente sono stati sottoposti a forti
e argomentate contestazioni; nessuno è riuscito a fugare le ombre
che sono state gettate sulla proprietà della principale istituzione
finanziaria del Paese, sulla regolarità delle funzioni di controllo
sul sistema bancario e sui meccanismi che regolano le relazioni
finanziarie tra lo Stato, la Banca d'Italia stessa, le istituzioni
finanziarie private e il pubblico.
In particolare i meccanismi che regolano l'emissione della
moneta sono stati oggetto di studi approfonditi, tra cui si
segnalano quelli del professor Giacinto Auriti. Tali studi hanno
dato avvio a un movimento che con fondate argomentazioni denuncia
l'esistenza di un iniquo appropriamento dei frutti del "signoraggio"
e, in definitiva, l'arricchimento di privati nei meccanismi più
profondi della finanza pubblica. Si ricorda che il "signoraggio"
consisteva in quello che lo Stato ricavava dando alle monete messe
in circolazione un valore d'acquisto superiore al valore del metallo
in esse contenuto. Attualmente, poiché le principali monete non
contengono metalli preziosi, né sono convertibili in essi, ma sono
realizzate con carta e inchiostro, il "signoraggio" è rappresentato
dalla differenza tra il valore facciale delle cartamoneta e il costo
di carta e inchiostro per stampare i biglietti.
Per modificare tale situazione si propone con questa proposta
di legge di introdurre, nei meccanismi relativi all'emissione di
moneta e anche agli altri rapporti tra Banca d'Italia e sistema
finanziario, un sistema di conti di cittadinanza gestiti senza
profitto dalla Banca d'Italia, e in cui vanno a versarsi i frutti
del signoraggio. Senza interrompere i flussi di credito e di debito
che si svolgono tra Stato e Banca d'Italia nelle operazioni di
produzione della moneta, l'introduzione dei conti di cittadinanza
permette di disinnescare la diatriba sul signoraggio, mettendolo
nelle mani dei cittadini; inoltre l'esistenza dei conti di
cittadinanza potrà permettere la creazione di altri strumenti, come
il reddito di cittadinanza.
La gestione dei conti di cittadinanza grazie alle moderne
tecnologie, e alla prescrizione che siano dei conti su cui non si
effettuino operazioni quotidiane, è facilmente possibile, anche se
riguardante diversi milioni di conti.
Nella proposta di legge si prescrive che il conto di
cittadinanza sia attivato per il cittadino fin dalla nascita (o
dall'acquisto della cittadinanza) ma che il conto non possa venire
utilizzato dalla persona fino alla maggiore età, questo per dare
garanzia al cittadino minorenne contro comportamenti scorretti e per
garantire all'insieme dei conti di cittadinanza una base immobile
che dia stabilità al sistema. Al contempo la prescrizione che,
raggiunta una certa consistenza del valore del conto di
cittadinanza, il valore del deposito sia accreditato al cittadino
adulto restituisce continuamente al popolo i frutti del signoraggio
e dell'esercizio della Banca d'Italia, rifornendo al contempo il
sistema bancario di capitali da gestire per conto del cittadino
stesso. Con questo meccanismo la Banca d'Italia e il sistema
bancario privato svolgeranno la funzione pubblica della creazione di
ricchezza legata all'emissione di denaro a favore degli italiani
piuttosto che degli azionisti delle banche, a favore di tutti i
cittadini e non soltanto di chi ha i fondi da investire in titoli di
Stato.

PROPOSTA DI LEGGE
Art. 1.
(Princìpi).

1. La moneta appartiene al popolo, che la usa per perseguire gli
scopi garantiti della Costituzione.

Art. 2.
(Conto personale di cittadinanza).

1. Tutti i valori emessi dalla Banca d'Italia appartengono al popolo
italiano.

2. Presso la Banca d'Italia è attivato un conto personale per ogni
cittadino italiano, denominato "conto di cittadinanza".

3. L'accensione del conto di cittadinanza avviene automaticamente
entro due anni dalla data di entrata in vigore della presente legge,
per tutti i cittadini italiani, ovvero entro tre mesi dalla nascita
del cittadino, dall'acquisto della cittadinanza italiana, dalla
naturalizzazione o comunque dal momento in cui il cittadino può
legittimamente essere definito tale.

4. Il conto di cittadinanza non permette operazioni se non quelle
previste dalla presente legge.

5. Per il proprio conto di cittadinanza il singolo cittadino
maggiorenne, o il tutore legale del cittadino maggiorenne incapace,
può indicare un singolo conto personale del cittadino stesso presso
un'istituzione bancaria.

Art. 3.
(Operazioni sul conto di cittadinanza).

1. Il valore totale delle emissioni di banconote e di altri valori
da parte della Banca d'Italia viene accreditato in frazioni uguali
su tutti i conti di cittadinanza esistenti al momento dell'emissione.

2. I costi di stampa e di emissione delle banconote e dei valori
vengono rimborsati alla Banca d'Itala dallo Stato grazie ad un fondo
apposito istituito presso il Ministero dell'economia e delle finanze
alimentato dalla fiscalità generale.

3. Le operazioni della Banca d'Italia verso il sistema bancario e lo
Stato avvengono attraverso i conti di cittadinanza, che vengono
gestiti dalla Banca d'Italia senza costi e senza guadagni per la
stessa.

4. Al raggiungimento di un valore stabilito dal regolamento di cui
all'articolo 4, il valore del credito accumulato sul conto di
cittadinanza viene accreditato automaticamente e senza costi per il
cittadino sul conto personale di cui all'articolo 2, comma 5.

Art. 4.
(Disposizioni di attuazione).

1. Entro un anno dalla data di entrata in vigore della presente
legge, il Ministro dell'economia e delle finanze adotta, con proprio
decreto, il regolamento di attuazione delle disposizioni della
presente legge.

2. Entro tre anni dalla data di entrata in vigore della presente
legge, la Banca d'Italia accredita il valore di tutti i crediti in
suo possesso in frazioni uguali sui conti di cittadinanza esistenti
al momento.

3. Dalla data di entrata in vigore della presente legge le
operazioni della Banca d'Italia devono essere effettuate in
osservanza della prescrizione della non riduzione del valore dei
crediti e del patrimonio in possesso della Banca stessa.

martedì, ottobre 11, 2005

Dopo la sentenza di risarcimento...

Sono passati alcuni giorni dalla sentenza del Giudice di Pace, vediamo cosa si smuove..

Iniziata la stampa delle nuove banconote! Riconosciuta l'esistenza del signoraggio si fa di tutto per non cambiare un bel niente.
La maggior parte dei nostri politici ci propina che Fazio dovrebbe dimettersi, si parla della poltrona del Governatore come se fosse il problema più grave.

Restituisci il maltolto

Qualcuno si renderà conto che la politica monetaria è gestita in tutto e per tutto dalla BancaCentraleEuropea?

E che il Governo non ha alcuna autorità sull' Ente che crea i soldi?
Ma noo.... Il fatto grave sono le telefonate di Fazio con Fiorani....

Sono stati presentati dei progetti di legge contro il signoraggio. Da destra e da sinistra..
La destra zitta zitta ha scavalcato la sinistra che per prima si era proposta di fare tale proposta.

Lannutti e Benvenuto (DS), subito dopo la condanna del Giudice di Pace dichiarano di mettersi in moto per fare un bel progetto:
"Stiamo verificando la messa a punto di questo progetto di legge con gli esperti - conferma il deputato dei Ds Giorgio Benvenuto - lo proporremo a tutta l'Unione, e anche ai parlamentari della maggioranza che, almeno a parole, hanno sempre preso posizione contro il governatore Fazio".

Come se l'attuale Governatore Fazio fosse il colpevole del signoraggio sin dalla notte dei tempi!!
Niente niente Fazio partecipò alla costituzione della Banca d'Inghilterra nel 1694?



Tornando ai progetti di legge, chi sembra fare sul serio per primo è Teodoro Buontempo, (una sua bella intervista qui).

BUONTEMPO: "Proprietà popolare della moneta e conto di cittadinanza" (6108)

Purtoppo ancora non se ne conoscono i contenuti...
Aspettiamo e stiamo a vedere. Intanto, complimenti per l'iniziativa!

lunedì, ottobre 10, 2005

Bankitalia condannata per signoraggio

Il contenuto di questo articolo esprime il pensiero dell' autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) – Un progetto di legge per costringere la Banca d'Italia a restituire allo Stato italiano quanto incassato a titolo di 'diritto di signoraggio', cioè di differenza tra i costi di produzione della carta moneta e il suo valore nominale. E quindi, in base a quanto ha stabilito con una recente sentenza il giudice di pace di Lecce Cosimo Rochira, cinque miliardi di euro per il periodo compreso tra il 1996 e il 2003. "Vorremmo che tale cifra venisse destinata alle vittime dei crack finanziari", ha detto Elio Lannutti, presidente dell'Adusbef, l'associazione dei consumatori che ha avviato e sostenuto il ricorso al giudice di pace.

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"Stiamo verificando la messa a punto di questo progetto di legge con gli esperti - conferma il deputato dei Ds Giorgio Benvenuto - lo proporremo a tutta l'Unione, e anche ai parlamentari della maggioranza che, almeno a parole, hanno sempre preso posizione contro il governatore Fazio".

Il diritto di signoraggio, spiega Rochira nella sentenza, del 26 settembre 2005, nasce in passato, "quando la circolazione era costituita soprattuto da monete in metalli preziosi (oro e argento)" e "ogni cittadino poteva chiedere al suo sovrano di coniargli monete con i lingotti d'oro e d'argento che egli portava alla zecca".

"Il sovrano - continua la sentenza - ponendo la sua effigie sulla moneta, ne garantiva il valore. In cambio di questa garanzia, tuttavia, tratteneva per sè una certa quantità di metallo: l'esercizio di questo potere sovrano veniva chiamato signoraggio". In definitiva, si tratta di una sorta di "reddito monetario" che la Banca d'Italia ha incassato regolarmente e, a giudizio dell'avvocato Rochira, illegittimamente. "Il C.T.U. (n.d.r. consulente tecnico d'ufficio) nella sua relazione - scrive infatti il giudice di pace nella sentenza - ha chiarito che il reddito dell'istituto, causato dall'attività e dalla circolazione di moneta posta in essere dalla collettività nazionale, dovrebbe vedere lo Stato quale principale beneficiario e non gruppi di privati". Cioè le banche che di fatto sono proprietarie della Banca d'Italia.

In definitiva, alla figura storica del sovrano si sostituisce lo Stato nella persona dei suoi cittadini come beneficiario del diritto, ragiona Rochira, e non la Banca d'Italia, con i suoi 'azionisti', e cioè le varie banche, citate dalla stessa sentenza: Gruppo Intesa, Gruppo SanPaolo Imi, Gruppo Assicurazioni Generali, Bnl, ecc. Conclusione: la Banca d'Italia è stata condannata a restituire al cittadino che ricorreva in giudizio la sua 'quota', e cioè 87 euro.

Se si moltiplicano 87 euro per il numero di cittadini italiani, poco più di 58 milioni, si ottiene la cifra globale di cinque miliardi. Che l'Adusbef farà in modo di ottenere perseguendo due strade, spiega Lannutti: "Faremo vari atti di citazione, facendo costituire in giudizio un centinaio di consumatori per volta. E, poichè la sentenza è esecutiva, se la Banca d'Italia non paga pignoreremo una delle scrivanie del governatore".

La seconda strada è quella di presentare un progetto di legge per la restituzione globale dei cinque miliardi di lire, da destinare alle vittime dei crack finanziari. Anche perchè, denuncia Benvenuto, l'attuale 'fondo' annunciato dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti appare molto lontano dall'obiettivo: "Ci troviamo di fronte a questi fuochi d'artificio, a questi annunci sensazionali. Questo fondo è una specie d'imbroglio, dal momento che perchè diventi operativo devono passare almeno dieci anni. E forse, nel frattempo i diritti dei truffati cadranno in prescrizione".

La Banca d'Italia si è regolarmente costituita in giudizio attraverso un collegio di tre avvocati che hanno eccepito "l'infondatezza nel merito delle richieste avversarie". Alla domanda su cosa avverrà adesso, dopo la sentenza, l'ufficio stampa di via Nazionale ha risposto di non saperne nulla e di non essere in grado di saperne nulla neanche nelle prossime ore.

lunedì, ottobre 03, 2005

La rivoluzione silenziosa del nuovo Governatore della Banca Centrale d’Israele

Il “periodo di grazia” di cento giorni è ormai terminato. Nel suo primo trimestre in carica il Professor Stanley Fischer, ottavo Governatore della Banca Centrale israeliana, ha ottenuto un consenso pressoché unanime.
[...]
Sul piano politico, Fischer si è concentrato in particolare sulla Legge che regola la Banca Centrale. Tale mossa ha ottenuto la collaborazione del Primo Ministro, Ariel Sharon, dell’ex Ministro delle Finanze, Benjamin Netanyahu, e del suo successore, Ehud Olmert, a differenza di quanto avvenuto negli ultimi vent’anni, durante i quali i Primi Ministri e i Ministri delle Finanze ostacolavano l’adozione di nuove regole. Al Ministero delle Finanze, alcuni ritengono che la Banca Centrale dovrebbe seguire le sue direttive, ma negli ambienti vicini al Primo Ministro si riconosce l’esigenza di preservare l’assoluta indipendenza della Banca Centrale.
[...]

TRATTO DA ISRAELE.NET - ARTICOLO INTERO ALL'INDIRIZZO: http://www.israele.net/economy.php?id=914