DAL SITO www.beppegrillo.it
Questa è una lettera vera che ho ricevuto e che ho deciso di pubblicare.
Esprime le cose che avrei voluto dire sulle banche come non sarei riuscito a fare io.
“Maledetto il 1995!!
Perché? Perché nel 1995 è morto mio padre di cancro ed io ho mi sono fatto assumere in banca al suo posto. Nel giro di 5 anni sono diventato operatore di borsa (come amo definirmi io) o meglio gestore clienti (come ama definirmi la banca). Ed è da allora, da quel lontano 2000 (ho cominciato la mia carriera di operatore ad aprile 2000, il primo mese in cui i mercati hanno cominciato a crollare - qualcuno quando mi vede si tocca i co…ni) che non vivo il mio lavoro in modo sereno. Sono vessato dal Budget!!!
A volte mi faccio l'esame di coscienza per vedere se sono io eccessivamente critico. In effetti la banca è un'associazione a scopo di lucro, deve guadagnare e quindi non c'è niente di male a dare i budget alla propria forza vendite. Quindi ho sempre subito in silenzio, cercando di modificare il mio eccessivo scetticismo nei confronti dei miei diretti superiori. Finchè...
...finchè un bel giorno, durante la consueta riunione settimanale, ci viene dato l'ennesimo budget: bisognava collocare un'obbligazione strutturata indicizzata all'inflazione Europea, epurata dalle variazioni del tabacco, maggiorata di uno spread dello 0,10% (quindi con un rendimento lordo del 2,10%) della durata di cinque anni. Il prezzo era 100%. Il budget era di due milioni di euro da fare in un mese. Commissioni implicite (nascoste al cliente a cui bisognava dire che l'investimento non aveva costi) 4% Up Front.
Mi sono permesso di alzare la mano per far notare che nello stesso periodo i clienti potevano comprare allo stesso prezzo dei titoli di stato al 3,50% con scadenza tre anni, quindi più corti, più sicuri e con un rendimento maggiore.
Mi è stato detto che non era mio compito studiare il mercato:
quello era il compito dell'ufficio marketing. E se l'ufficio marketing aveva studiato quell'obbligazione strutturata era perché, dopo lunghe e attente indagini, i clienti non ne potevano fare proprio a meno, le volevano ed erano impazienti di sottoscriverle.
Mi sono subito pentito. Il problema ero io, stupido e ignorante, che non capivo le meravigliose strategie di marketing della mia banca. Così, visto che chi teneva la riunione aveva tante cose da insegnarmi, ho rialzato la mano per esporre un altro dubbio e imparare qualcos'altro.
Non capivo infatti perché, se nei manuali di finanza c'è scritto che un emittente più rischioso deve pagare più di un emittente meno rischioso, la strutturata della banca (rating A) rendesse meno dei titoli di Stato (AA-).
Mi è stato detto che il mio compito era solo quello di collocare
l'obbligazione. E basta!! E che se non mi andava bene fare il gestore
potevo sempre scegliere un altro incarico. Naturalmente lo stormo di lec..lo annuiva sorridendo...
Giusto per fare una ripicca a questi ultimi, mentre il direttore spiegava il sistema di retrocessione alla filiale delle commissioni occulte - e quindi da non dire ai clienti - e dei benefici al conto economico, ho alzato la mano per la terza volta per dire che, se mi fossi messo dietro a un angolo di una strada con la pistola e avessi rubato 100 ? ai clienti al posto di rifilargli 10.000 ? di obbligazione strutturata col 4% di costi occulti, in fin dei conti, li avrei fatti risparmiare. Mi hanno fatto un c..o così!!!
Dopo sei mesi ho dovuto cambiare banca! (ne ho scelta una più piccola
pensando che le cose andassero meglio ma non è stato così - ma questa è un'altra storia). Giuro che tutto quello che ho scritto è vero! E in una banca che si rispetti di scenette come quelle sopra ne accadono tutti i giorni.
Anche Tanzi è stato una vittima del sistema bancario (che gli rifilava derivati su cui speculare per pareggiare le perdite industriali incassando cifre mostruose che hanno portato alla rovina la Parmalat; il ParmaCalcio, l'aereo privato, etc... sono furtarelli da poche centinaia di milioni di euro).
Vogliamo cominciare a fare un po' il c..o alle banche?”
di NEREO VILLA
L'economia riprende nella misura in cui il cittadino sovrano - rifiutandosi di
pagare le tasse in modo legittimo, in base al suo diritto-dovere
cristiano, chiamato epikéia, principio interpretativo (diritto
canonico) che non tiene conto di una legge, e che entra in vigore
quando il suo adempimento risulti immorale - comincia a pretendere che
il morale principio della tassazione, consistente nella giustizia
distributiva della ricchezza (in linguaggio biblico “tzedakà”) sia
applicato alla moneta in sé (ricchezza nazionale tutta), e non più solo
al salario, cioè al reddito proveniente dal sudore della fronte del
cittadino. Ciò è immorale perché, in tal modo, il principio
costituzionale della progressività (= meno tasse ai poveri), non è
rispettato, ma trasformato in progressività al contrario: dove il
povero paga di più. La vigente fiscalità (reddituale) genera povertà in
quanto le aziende, per non essere costrette a chiudere, devono
scaricare le tasse sul prezzo delle merci. Di conseguenza avviene che
nel prezzo di un caffé le tasse sono già inconsciamente pagate. E così
è per tutto, vale a dire per ogni altro servizio in cui, accanto al
prezzo dei costi, vi sia per esempio, la dicitura “più iva”, o di ogni
altra imposta del valore aggiunto. Tale “aggiunta” pesa soprattutto sul
povero, che oltre alle sue tasse, deve sostenere anche quelle contenute
in tutti i prezzi, maggiorati a causa di questo occulto anatocismo di
Stato (anatocismo significa “tassa sulla tassa). Ciò è iniquo perché
rende povero il povero, e rende ricco solo chi lo governa. Il povero
infatti non può scaricare, e scarica solo il suo portafoglio. Da tale
anti-logica proviene anche l'iniquo paradosso per cui: più cresce il
progresso tecnico, e meno il cittadino può goderne. Oltretutto, se il
lavoro lo fanno sempre di più le macchine, il cittadino perde
paradossalmente il suo diritto al lavoro, e non lavorando, diventa
sempre più povero. Invece, gli istituti multinazionali e le banche
centrali, arricchiscono con i soldi prelevati al cittadino attraverso
il signoraggio dei mezzi di produzione e di creatività, esteso fino
alla creazione tipografica della cartamoneta. E fino a prova contraria,
poiché il signoraggio costringe i governi a imporre tasse per pagare
interessi sul “debito pubblico”, creato con emissione fraudolenta di
denaro “prestato” allo Stato, e che lo Stato dovrebbe stampare o
emettere da sé, pagare le tasse è immorale perché costringe il
cittadino a pagare in realtà il “pizzo” ai “signori” creatori di
moneta, vale a dire ad avallare un sistema delinquenziale tanto
organizzato quanto massmediaticamente occultato. Il signoraggio è
infatti un anacronistico pedaggio sull'uso dei soldi, iniquo in quanto
dal 1971 (fine degli accordi di Bretton Woods) le “signorie” che li
emettono non offrono più la garanzia “pagabile a vista al portatore”,
essendo state abolite la convertibilità e le riserve auree. La
cartamoneta attualmente emessa infatti prende valore non quando è
ancora nelle mani del tipografo (o di chi la emette) ma solo quando è
nelle mani di chi la riceve, e che la accetta come “prestito”
presumendo, “ingenuamente”, che abbia già valore. Dunque delle due,
l'una: se il soggetto di tale ingenuità è lo Stato - e lo Stato non sa
- si tratta di uno Stato incosciente e quindi irresponsabile; se invece
lo Stato sa, si tratta di iniquità cosciente, e quindi di delinquenza
organizzata al massimo livello di “scientificità” giuridica. Prestiti o
pedaggi infatti hanno senso solo in riferimento a proprietà. Ecco
perché, di fronte a tale immoralità e iniquità, il cittadino sovrano
deve valersi del diritto di epikeia, fino a quando il principio della
tassazione non sia correttamente applicato. Allora l'economia riprende.
In sintesi: l'economia riprende paradossalmente quando non si paga più
la paradossale “Iva” sul sacrificio (l'“Iva” è solo l'esempio di una
tassa, ma il discorso è riferito a tutte le altre) ma solo sulla moneta
all'atto dell'emissione. Ciò è possibile secondo le “antiche”
indicazioni dell'agente tributario Matteo, che si rifà, nel suo
Vangelo, al profeta Osea (Osea, cap. 6, vers. 6) sul concetto di
sacrificio, e che sono le “moderne” indicazioni di Steiner, Gesell,
Pound, Douglas, e di altri studiosi di economia, a cui mi associo, sul
denaro datato. Attuandole, i prezzi - grazie alla competitività, che è
l'essenza dello scambio delle convenienze, propria al mercato ed
all'economia - non possono che diminuire progressivamente. Infatti non
è il commerciante il colpevole dell'aumento dei prezzi, ma
l'anti-logica applicata all'economia. La giusta logica (logos) dipende
però solo dal coraggio della consapevolezza del cittadino, non dalle
leggi, perché di leggi ce ne sono anche troppe. Questo è il mio parere.
Abbasso il signorsì. Abbasso il signoraggio bancario. Non chiamate
nessuno Signore. Uno solo è il vostro Signore. Questo è solo un aspetto
della reale rivoluzione cristiana, la cui conoscenza si sta espandendo
a macchia d'olio. Per verificarlo, basta digitare, in qualsiasi motore
di ricerca internet, la parola “signoraggio”. I nipoti dei nostri
nipoti troveranno forse loro il coraggio necessario per attuare il
cristianesimo reale, che a tutt'oggi di fatto non esiste. Perché il
“fate questo in memoria”, oggi riguarda l'ostia, e non la distribuzione
reale della ricchezza, che tali parole dovrebbero simboleggiare in
senso messianico reale.