lunedì, agosto 29, 2005

Chiudete il salotto buono

Domenica 28 agosto, su L'Espresso, esce un interessante intervista al Ministro del Welfare Roberto Maroni, esponente della Lega Nord.

Interessanti alcune affermazioni (in grassetto) che commento (in corsivo).
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"[...]Ma lo scandalo vero è un altro: possibile che gli azionisti della Banca d'Italia siano le banche che la stessa Banca d'Italia deve controllare?[...]"
Finalmente qualcuno si accorge dell'anomalia..
Nello Statuto della Banca d'Italia c'è scritto che essa deve essere composta da azienda legate allo Stato. Ciò non avviene in quanto più del 90% di Banca d'Italia è composta da istituti bancari, S.p.A. a tutti gli effetti.

Ribadisce il giornalista. È così da quasi 70 anni, ma non risulta che le banche abbiano mai interferito sulle decisioni dell'istituto.
Maroni:
"Io ho qualche ragionevole sospetto che i grandi azionisti, a cominciare da Banca Intesa che possiede oltre il 27 per cento delle azioni, possano esercitare condizionamenti. Non si dimentichi che Banca Intesa è anche azionista di Rcs, cioè del gruppo che controlla il Corriere della sera, e ha anche interessi su Antonveneta. Con questi clamorosi intrecci di interessi, qualcuno può parlare di una questione etica? È giusto che la politica stia fuori da Via Nazionale, ma ne devono star fuori anche i controllati".

Perchè è giusto che la politica stia fuori da via Nazionale?
Questa "regola" è stata creata ad arte dai banchieri. Se qualcuno ricordasse che il Popolo è Sovrano (qualora la Costituzione sia ancora valida) capirebbe che la Sovranità non può prescindere dalla creazione di moneta.
La moneta deve essere di proprietà del Popolo al momento della sua emissione.
I governanti si dovrebbero preoccupare che ciò avvenga.
Non è possibile che il Governo non si interessi della creazione di moneta (rimanendo "fuori da via Nazionale").

Insiste il giornalista chiedendo direttamente a Maroni: Con la Banca d'Italia in mano al Tesoro?
"L'unico azionista non bancario è l'Inps. Si può lasciare tutto all'Inps, per esempio"

Maroni quindi sembra favorevole ad un passaggio della Banca d'Italia al Tesoro. Perchè prima dice "è giusto che la politica stia fuori da via Nazionale"?
Chiariamo una cosa: Banca d'Italia al Tesoro, oggi, non significa Sovranità Monetaria. Banca d'Italia fa parte in percentuale della Banca Centrale Europea. E' quest'ultima che "detta legge".
Banca d'Italia al Tesoro si, ma fuori del Trattato di Maastricht, senza Euro, con una moneta del Popolo.

Il vicepremier Fini ha detto che va presa in seria considerazione l'ipotesi del mandato a termine del governatore. Siete d'accordo?
"È un intervento che non riforma un bel niente. È ridicolo pensarlo. Ci vuole una riforma grande che porti fuori dalla Banca d'Italia il cosiddetto "salotto buono" delle grandi banche e dei signori della finanza".

Effettivamente di Fazio me ne interessa poco e nulla. Il mandato a termine è discutibile ma è una goccia nel mare; dice bene Maroni, non riformerebbe un bel niente.
Ci vuole una grande riforma, questo sicuramente, ma Maroni può e dovrebbe essere più chiaro.
Rimaniamo in attesa che dopo aver fatto questa prima scoperta dell'acqua calda (ossia che Banca d'Italia è composta dalle banche che dovrebbe controllare e che ha natura al 95% privata) si chieda

"ma dove sta scritto di chi è il denaro al momento della sua emissione?"

venerdì, agosto 19, 2005

Il cliente è come il maiale: non si butta via niente!

DAL SITO www.beppegrillo.it

Questa è una lettera vera che ho ricevuto e che ho deciso di pubblicare.
Esprime le cose che avrei voluto dire sulle banche come non sarei riuscito a fare io.


“Maledetto il 1995!!
Perché? Perché nel 1995 è morto mio padre di cancro ed io ho mi sono fatto assumere in banca al suo posto. Nel giro di 5 anni sono diventato operatore di borsa (come amo definirmi io) o meglio gestore clienti (come ama definirmi la banca). Ed è da allora, da quel lontano 2000 (ho cominciato la mia carriera di operatore ad aprile 2000, il primo mese in cui i mercati hanno cominciato a crollare - qualcuno quando mi vede si tocca i co…ni) che non vivo il mio lavoro in modo sereno. Sono vessato dal Budget!!!
A volte mi faccio l'esame di coscienza per vedere se sono io eccessivamente critico. In effetti la banca è un'associazione a scopo di lucro, deve guadagnare e quindi non c'è niente di male a dare i budget alla propria forza vendite. Quindi ho sempre subito in silenzio, cercando di modificare il mio eccessivo scetticismo nei confronti dei miei diretti superiori. Finchè...
...finchè un bel giorno, durante la consueta riunione settimanale, ci viene dato l'ennesimo budget: bisognava collocare un'obbligazione strutturata indicizzata all'inflazione Europea, epurata dalle variazioni del tabacco, maggiorata di uno spread dello 0,10% (quindi con un rendimento lordo del 2,10%) della durata di cinque anni. Il prezzo era 100%. Il budget era di due milioni di euro da fare in un mese. Commissioni implicite (nascoste al cliente a cui bisognava dire che l'investimento non aveva costi) 4% Up Front.

Mi sono permesso di alzare la mano per far notare che nello stesso periodo i clienti potevano comprare allo stesso prezzo dei titoli di stato al 3,50% con scadenza tre anni, quindi più corti, più sicuri e con un rendimento maggiore.
Mi è stato detto che non era mio compito studiare il mercato:
quello era il compito dell'ufficio marketing. E se l'ufficio marketing aveva studiato quell'obbligazione strutturata era perché, dopo lunghe e attente indagini, i clienti non ne potevano fare proprio a meno, le volevano ed erano impazienti di sottoscriverle.

Mi sono subito pentito. Il problema ero io, stupido e ignorante, che non capivo le meravigliose strategie di marketing della mia banca. Così, visto che chi teneva la riunione aveva tante cose da insegnarmi, ho rialzato la mano per esporre un altro dubbio e imparare qualcos'altro.

Non capivo infatti perché, se nei manuali di finanza c'è scritto che un emittente più rischioso deve pagare più di un emittente meno rischioso, la strutturata della banca (rating A) rendesse meno dei titoli di Stato (AA-).

Mi è stato detto che il mio compito era solo quello di collocare
l'obbligazione
. E basta!! E che se non mi andava bene fare il gestore
potevo sempre scegliere un altro incarico. Naturalmente lo stormo di lec..lo annuiva sorridendo...
Giusto per fare una ripicca a questi ultimi, mentre il direttore spiegava il sistema di retrocessione alla filiale delle commissioni occulte - e quindi da non dire ai clienti - e dei benefici al conto economico, ho alzato la mano per la terza volta per dire che, se mi fossi messo dietro a un angolo di una strada con la pistola e avessi rubato 100 ? ai clienti al posto di rifilargli 10.000 ? di obbligazione strutturata col 4% di costi occulti, in fin dei conti, li avrei fatti risparmiare. Mi hanno fatto un c..o così!!!

Dopo sei mesi ho dovuto cambiare banca! (ne ho scelta una più piccola
pensando che le cose andassero meglio ma non è stato così - ma questa è un'altra storia). Giuro che tutto quello che ho scritto è vero! E in una banca che si rispetti di scenette come quelle sopra ne accadono tutti i giorni.

Anche Tanzi è stato una vittima del sistema bancario (che gli rifilava derivati su cui speculare per pareggiare le perdite industriali incassando cifre mostruose che hanno portato alla rovina la Parmalat; il ParmaCalcio, l'aereo privato, etc... sono furtarelli da poche centinaia di milioni di euro).

Vogliamo cominciare a fare un po' il c..o alle banche?”

venerdì, agosto 12, 2005

Cristianesimo reale a confronto con tasse e sistema bancario

di NEREO VILLA

L'economia riprende nella misura in cui il cittadino sovrano - rifiutandosi di
pagare le tasse in modo legittimo, in base al suo diritto-dovere
cristiano, chiamato epikéia, principio interpretativo (diritto
canonico) che non tiene conto di una legge, e che entra in vigore
quando il suo adempimento risulti immorale - comincia a pretendere che
il morale principio della tassazione, consistente nella giustizia
distributiva della ricchezza (in linguaggio biblico “tzedakà”) sia
applicato alla moneta in sé (ricchezza nazionale tutta), e non più solo
al salario, cioè al reddito proveniente dal sudore della fronte del
cittadino. Ciò è immorale perché, in tal modo, il principio
costituzionale della progressività (= meno tasse ai poveri), non è
rispettato, ma trasformato in progressività al contrario: dove il
povero paga di più. La vigente fiscalità (reddituale) genera povertà in
quanto le aziende, per non essere costrette a chiudere, devono
scaricare le tasse sul prezzo delle merci. Di conseguenza avviene che
nel prezzo di un caffé le tasse sono già inconsciamente pagate. E così
è per tutto, vale a dire per ogni altro servizio in cui, accanto al
prezzo dei costi, vi sia per esempio, la dicitura “più iva”, o di ogni
altra imposta del valore aggiunto. Tale “aggiunta” pesa soprattutto sul
povero, che oltre alle sue tasse, deve sostenere anche quelle contenute
in tutti i prezzi, maggiorati a causa di questo occulto anatocismo di
Stato (anatocismo significa “tassa sulla tassa). Ciò è iniquo perché
rende povero il povero, e rende ricco solo chi lo governa. Il povero
infatti non può scaricare, e scarica solo il suo portafoglio. Da tale
anti-logica proviene anche l'iniquo paradosso per cui: più cresce il
progresso tecnico, e meno il cittadino può goderne. Oltretutto, se il
lavoro lo fanno sempre di più le macchine, il cittadino perde
paradossalmente il suo diritto al lavoro, e non lavorando, diventa
sempre più povero. Invece, gli istituti multinazionali e le banche
centrali, arricchiscono con i soldi prelevati al cittadino attraverso
il signoraggio dei mezzi di produzione e di creatività, esteso fino
alla creazione tipografica della cartamoneta. E fino a prova contraria,
poiché il signoraggio costringe i governi a imporre tasse per pagare
interessi sul “debito pubblico”, creato con emissione fraudolenta di
denaro “prestato” allo Stato, e che lo Stato dovrebbe stampare o
emettere da sé, pagare le tasse è immorale perché costringe il
cittadino a pagare in realtà il “pizzo” ai “signori” creatori di
moneta, vale a dire ad avallare un sistema delinquenziale tanto
organizzato quanto massmediaticamente occultato. Il signoraggio è
infatti un anacronistico pedaggio sull'uso dei soldi, iniquo in quanto
dal 1971 (fine degli accordi di Bretton Woods) le “signorie” che li
emettono non offrono più la garanzia “pagabile a vista al portatore”,
essendo state abolite la convertibilità e le riserve auree. La
cartamoneta attualmente emessa infatti prende valore non quando è
ancora nelle mani del tipografo (o di chi la emette) ma solo quando è
nelle mani di chi la riceve, e che la accetta come “prestito”
presumendo, “ingenuamente”, che abbia già valore. Dunque delle due,
l'una: se il soggetto di tale ingenuità è lo Stato - e lo Stato non sa
- si tratta di uno Stato incosciente e quindi irresponsabile; se invece
lo Stato sa, si tratta di iniquità cosciente, e quindi di delinquenza
organizzata al massimo livello di “scientificità” giuridica. Prestiti o
pedaggi infatti hanno senso solo in riferimento a proprietà. Ecco
perché, di fronte a tale immoralità e iniquità, il cittadino sovrano
deve valersi del diritto di epikeia, fino a quando il principio della
tassazione non sia correttamente applicato. Allora l'economia riprende.
In sintesi: l'economia riprende paradossalmente quando non si paga più
la paradossale “Iva” sul sacrificio (l'“Iva” è solo l'esempio di una
tassa, ma il discorso è riferito a tutte le altre) ma solo sulla moneta
all'atto dell'emissione. Ciò è possibile secondo le “antiche”
indicazioni dell'agente tributario Matteo, che si rifà, nel suo
Vangelo, al profeta Osea (Osea, cap. 6, vers. 6) sul concetto di
sacrificio, e che sono le “moderne” indicazioni di Steiner, Gesell,
Pound, Douglas, e di altri studiosi di economia, a cui mi associo, sul
denaro datato. Attuandole, i prezzi - grazie alla competitività, che è
l'essenza dello scambio delle convenienze, propria al mercato ed
all'economia - non possono che diminuire progressivamente. Infatti non
è il commerciante il colpevole dell'aumento dei prezzi, ma
l'anti-logica applicata all'economia. La giusta logica (logos) dipende
però solo dal coraggio della consapevolezza del cittadino, non dalle
leggi, perché di leggi ce ne sono anche troppe. Questo è il mio parere.
Abbasso il signorsì. Abbasso il signoraggio bancario. Non chiamate
nessuno Signore. Uno solo è il vostro Signore. Questo è solo un aspetto
della reale rivoluzione cristiana, la cui conoscenza si sta espandendo
a macchia d'olio. Per verificarlo, basta digitare, in qualsiasi motore
di ricerca internet, la parola “signoraggio”. I nipoti dei nostri
nipoti troveranno forse loro il coraggio necessario per attuare il
cristianesimo reale, che a tutt'oggi di fatto non esiste. Perché il
“fate questo in memoria”, oggi riguarda l'ostia, e non la distribuzione
reale della ricchezza, che tali parole dovrebbero simboleggiare in
senso messianico reale.

sabato, agosto 06, 2005

''Un altro anno, un altro scandalo''.

Il magazine britannico The Economist sul caso Antonveneta
Ecco come si danneggia la reputazione di un Paese

Gli ''ultimi scandali'' legati alla scalata su Antonveneta ''hanno danneggiato seriamente'' la reputazione dell'Italia come luogo in cui investire, e dimostrano che il Paese ''ha imparato poco dallo spettacolare collasso della Parmalat''. Eppure, ''ci sono ben poche possibilità che i politici italiani cerchino di restituire lustro alla reputazione dell'Italia approvando la legge sul risparmio, perché le elezioni sono alle porte''.
Il giudizio, che prende lo spunto dalle intercettazioni telefoniche dei protagonisti della scalata ad Antonveneta, è dell'Economist, l'autorevole magazine britannico, in un articolo dal titolo ''Un altro anno, un altro scandalo''.

Si parte dalla vicenda Parmalat, lo scandalo ''maggiore nella storia societaria d'Europa'', che due anni fa ''aveva offerto la possibilità di approvare una riforma complessiva della legislazione finanziaria, di cui l'Italia ha un gran bisogno'', e che invece è ancora ferma in Parlamento. Il settimanale rievoca lo scontro fra l'allora ministro dell'Economia Giulio Tremonti e il governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio, terminato con le dimissioni del primo e il prevalere del banchiere centrale. E proprio la Banca d'Italia - scrive l'Economist - ''ha approvato passo dopo passo la scalata di Fiorani su Antonveneta, avvenuta secondo la magistratura attraverso manovre illegali su cui sono in corso indagini''.

E mentre il crac della Parmalat - prosegue l'Economist - proprio in questi giorni produce i primi risultati sul fronte Antonio Fazio giudiziario, il governo, davanti alle intercettazioni telefoniche delle conversazioni tra Fazio e Gianpiero Fiorani, ''sta finalmente aprendo gli occhi di fronte alla mole di scaltre manovre per impossessarsi di Antonveneta''. Tuttavia - nota ancora il giornale - gli ambienti di Palazzo Chigi ''non sembrano orientati a rimuovere Fazio dal suo incarico. La maggior parte dei ministri probabilmente sperano che la pressione sul governatore svanisca con la pausa estiva''.

Quanto ad Antonveneta, il settimanale ricorda che per la banca olandese Abn Amro le cose potrebbero prendere una piega positiva. ''Con due terzi delle azioni sequestrate, gli olandesi hanno tecnicamente il controllo della banca. Hanno fatto sapere di essere interessati ad acquisire il resto delle azioni. Il ricorso della Bpi contro il sequestro della sua quota non sarà discusso prima di settembre. E la Consob può sospendere l'offerta della popolare fino a ottobre''.

Fonte: Repubblica.it

06/08/05