La proprietà della moneta al popolo,in attuazione della Dottrina Sociale della Chiesa di Giacinto Auriti
In vendita il libro sulle teorie monetarie del
prof. G. Auriti
La proprietà della moneta al popolo,in attuazione della Dottrina Sociale della Chiesa
di Giacinto Auriti
Eccellenze,
nella mia qualità di cattolico mi permetto di richiamare la Vostra attenzione sulla necessità di dare attuazione alla Dottrina Sociale della Chiesa. La sintesi di questo fondamentale magistero, prima di essere espresso nelle Encicliche (Rerum Novarum, Quadragesimo Anno e Centresimus Annus) fu insegnata personalmente da Cristo nel Pater Noster: ".dacci oggi il nostro pane quotidiano.". Qui la parola "nostro" è più importante della parola "pane", perché dare ad ognuno il "suo" significa dare anche la proprietà del pane, cioè il diritto di pretenderlo in piena dignità giuridica che distingue l'uomo dalla bestia o dallo schiavo.
Quando Karewa, (fondatore della scuola del nihilismo giuridico) definiva il diritto come "inutile sovrastruttura concepita dalla borghesia per esigenze meramente conservatrici", programmava la trasformazione del godimento giuridico in godimento fisiologico dei beni con la conseguenza di convertire la società in una forma di "allevamento di bestiame" in cui la programmazione dei consumi è concepita come quella dell'allevamento di polli in batteria.
Quando l'uomo mangia il "suo" pane gode di due beni: il pane, che soddisfa il bisogno fisiologico di mangiare e la proprietà del pane che soddisfa il bisogno spirituale della certezza del diritto.
Solo su queste premesse si può distinguere l'elemosina (anche di stato) dal diritto sociale. Finora la dottrina sociale della Chiesa è rimasta relegata nella soffitta della utopie dimen-ticate perché mancavano i presupposti culturali per la sua attuazione: la definizione del valore come rapporto tra fasi di tempo e la conseguente definizione del valore monetario come valore indotto.
Una volta dimostrato che il valore sta nel "tempo" e non nello "spazio", perché consiste in una "previsione", e che il valore monetario basa nella tipica "previsione convenzionale" per cui il simbolo, pur di costo nullo, diventa moneta (come misura del valore e valore della misura) per il semplice fatto che lo si convenga, ci si spiega perché la moneta nominale nasce come bene di costo nullo con rarità arbitrariamente programmata da una S.p.A con scopo di lucro.
Lo scopo di lucro è incompatibile con l'esercizio della sovranità monetaria, altrimenti si verifica l'assurda realtà attuale, per cui milioni di uomini muoiono di fame, non per mancanza di pane, ma del denaro per comprarlo. Ecco perché la sovranità monetaria va tolta alle banche centrali ed attribuita allo stato come quarto potere costituzionale.
Poiché la moneta è misura del valore dei beni economici che sono tali perché "rari" rispetto all'entità dei bisogni, ed ogni misura deve avere la qualità corrispondente a quella dell'oggetto misurato, anche la moneta deve essere "rara". Mentre l'usuraio considera questa rarità come un pregio da difendere e valorizzare, l'uomo della strada giustamente lo considera come un difetto da eliminare o attenuare per quanto ragionevolmente possibile.
Poiché il prezzo non è solo l'indice del valore dei beni, ma anche del punto di saturazione del mercato, il mercato è saturo sia di beni che di moneta, solo quando i prezzi coincidono con i costi di produzione.
Su queste premesse si spiega perché la proprietà della moneta va attribuita al Popolo come reddito di cittadinanza con moneta di proprietà del portatore il cui valore nasce, a costo nullo, per pura convenzione.
Solo con la proprietà popolare della moneta ed il reddito di cittadinanza si potrà sostituire al regime dell'elemosina di stato, un valido diritto sociale conforme alla Dottrina Sociale della Chiesa, perché si dà ad ognuno, non il pane, ma il proprio denaro per comprarlo.
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