venerdì, maggio 20, 2005

Bankitalia non ha vigilato abbastanza

Il governatore Antonio Fazio coinvolto dalla solita procura di Trani in un’inchiesta giudiziaria di Biagio Marzo
da l'Opinione
Edizione n. 114 del 20/05/2005

Il governatore di Bankitalia è coinvolto dalla solita procura di Trani in una inchiesta giudiziaria, (senza l’iscrizione del nome di Antonio Fazio nel registro degli indagati), per aver favorito la pratica di anatocismo. Una pratica vietata dal codice civile che, oltretutto, è stata ritenuta illegittima dalla Corte di Cassazione, nel 2004.
Nove clienti hanno denunciato gli alti interessi, (veramente da usura secondo l’esposto), praticati a loro danno dalla Banca Intesa, Credem ed ex banca di Roma, fino al 1999. Ragion per cui, il governatore è “colpevole” di non aver vigilato abbastanza.
Per intenderci, la procura di Trani è quella che lo aveva accusato di “favoreggiamento reale” nei confronti della Banca 121, ex Banca del Salento, ora di proprietà del Monte Paschi di Siena. Successiva l’inchiesta a carico di Fazio fu archiviata dal gip
A decidere sulle sue responsabilità sarà sempre il gip della procura pugliese, il prossimo 20 settembre.
Il banchiere e il raider sono, viceversa, indagati per aggiotaggio dalla procura di Milano. Per la vicenda della scalata all’AntonVeneta, Giampiero Fiorani ed Emilio Gnutti sono finiti sotto inchiesta. Con loro, sono finiti anche gli immobiliaristi: Danilo Coppola, i fratelli Lonati e, last but non least, Stefano Ricucci. Costui fu escluso dagli ispettori della Consob, ritenuto fuori da ogni tipo di coinvolgimento, anche perché a suo favore giocò la presentazione di una propria lista di consiglieri durante l’assemblea di AntonVeneta, quando Fiorani conquistò la maggioranza del cda.
Ora, al contrario, la magistratura ordinaria ha creduto opportuno indagarlo.
In tutto, 23 sono gli iscritti nel registro degli indagati.
Fatto sta che questa inchiesta, sarà per puro caso, ma si è aperta quando Fiorani ha notificato alla Consob il lancio dell’Opa obbligatoria su AntonVeneta, dopo che è stato scoperto il “concerto” tra i soci.
A ben vedere, non sono i soli, anche l’assicuratore e il presidente sono altrettanto indagati per aggiotaggio sulle azioni privilegiate della campagna assicurativa Unipol.
Giovanni Consorte numero uno della compagnia bolognese e Giuseppe Mussari, il presidente della fondazione del Monte Paschi di Siena, sono altrettanto indagati.
Su Fiorani e su Gnutti l’aria era brutta, prima o poi, la magistratura si sarebbe fatta sentire e puntualmente lo ha fatto. Mentre dell’indagine sull’Unipol e sul Mps si sapeva da tempo che la procura di Milano stava indagando, per via di una segnalazione della Consob, avendo come oggetto la cessione di azioni Unipol privilegiate. Il reato ipotizzato, come detto, è l’aggiotaggio nella fattispecie del “market manipulation”, vale a dire “manipolazione del mercato al fine di provocare una sensibile alterazione del prezzo in Borsadegli strumenti finanziari”.
Una brutta vicenda che mette in cattiva luce l’Unipol in momento in cui una serie di indiscrezioni la davano prossima a lanciare l’Opa su Bnl, voci che poi sono state smentite puntualmente.
Semmai la compagnia assicurativa è, invece, interessata a salire oltre il 5% nel capitale della banca romana, possedendo già un pacchetto azionario pari all’1,97%.
Per inciso, l’obiettivo di Consorte è di portare a circa 10% la propria presenza in Bnl. Senz’altro uno sforzo notevole per guadagnare posizioni nel settore assicurativo. Infatti, avendo raggiunto la quota azionaria ipotizzata, potrebbe, senza alcun problema, formalizzare la sua offerta alle Generali per rilevare il suo 8,7%. Sebbene l’ad delle Generali, Giovanni Perissinotto, abbia negato qualsiasi trattativa in corso, sa benissimo che Consorte punta a questo.
La richiesta di autorizzazione è stata fatta direttamente dal vertice assicurativo alla Banca d’Italia. Mentre i soci del contropatto sono interessati alla scalata della Bnl, Giovanni Consorte guarda altrove, precisamente al campo assicurativo, quello di suo diretto interesse.
E comunque, l’ad bolognese vorrebbe tutelare, con la sua mossa a sorpresa, la joint venture posseduta al 50% in Bnl Vita. In tal modo, rientrerebbe come materia di trattativa con il Banco di Bilbao, che ha avuto il placet da parte di Bankitalia di lanciare l’Opa su Bnl.
Il risiko bancario è sfuggito ai banchieri dalle mani, ma nessuno poteva pensare che finisse sul tavolo delle procure. Brutto segnale.

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